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FacebookA livello mondiale oggi il cancro è oggetto di notevoli investimenti sanitari, culturali, etici, economici che hanno permesso maggiore comprensione dei processi eziopatogenetici, dei modelli preventivi e terapeutici. Negli ultimi 20 anni si è assistito ad una crescente attenzione verso le variabili psicosociali connesse alla prevenzione e alla cura dei tumori e i continui progressi scientifici hanno determinato un aumento delle aspettative di vita. Di pari passo l’attenzione si è focalizzata anche sul concetto di “Qualità di vita” (QdV) dei pazienti, promuovendo modelli di cura improntati sulla “care” del paziente e sulla presa in carico globale, includendo gli aspetti psicologici e sociali.
In questo terreno si colloca la Psiconcologia, interfaccia tra oncologia e psicologia / psichiatria. Si tratta di un ambito di studio relativamente recente, i primi testi sono datati 1970-80 e il primo manuale di riferimento è stato diffuso nel 1989. In Italia il primo Servizio di Psicologia, orientato specificamente all’assistenza del paziente oncologico, viene costituito nel 1980 presso l’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, mentre a Milano nel 1985 viene fondata la SIPO (Società Italiana di Psiconcologia).
Molta strada è stata fatta da allora nel complesso e delicato dialogo tra oncologia e psicologia, psiche e soma, mente e corpo. Significativo risulta essere, almeno sulla carta, uno specifico paragrafo del Piano Oncologico Nazionale 2010-2012, che riportiamo nella figura sotto. (figura 1)
Figura 1: Piano Oncologico Nazionale
Come ormai noto, le reazioni emotive alla diagnosi di cancro si configurano sempre più come un’alterazione psicopatologica tipica: si parla, infatti, di sindrome psiconeoplastica (Guarino e Ravenna, 1992). Tale sindrome si presenta con tutta la sua specificità subito dopo la diagnosi di cancro e riguarda tutto il ciclo della malattia. Si tratta di un processo formato da un insieme di dinamiche psicologiche profonde e anche se la sua morbilità dipende da vari fattori si presenta sempre con sintomi psicopatologici pressoché costanti che provocano:
La specificità della psiconcologia, infatti, consiste nel suo rivolgersi ad un paziente il cui disagio psicologico non dipende primariamente da un disturbo psicopatologico ma è generato dalla situazione traumatizzante della malattia.
I pazienti, in ambito clinico, si riferiscono al tumore come ad un’esperienza di rottura: un terremoto, una catastrofe, una guerra, ecc… Queste immagini accostano e sovrappongono l’evento cancro a vissuti di forte impatto traumatico; nel momento della comunicazione della diagnosi, nel paziente si crea una frattura, la percezione della propria esistenza si modifica, si viene immancabilmente a creare una scissione temporale, la vita prima della malattia e la vita con la malattia. Molto frequentemente le parole usate dal medico per comunicare la presenza di neoplasia riecheggiano nella mente e a lungo vi permangono, spesso con carattere di intrusività.
A ragione si indica l’evento cancro un’esperienza ad alto rischio traumatico per il malato.
Per precisazione si definisce il Trauma “l’aver vissuto, assistito, o l’essersi confrontato con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all'integrità fisica propria o di altri”(DSM-IV-TR, APA, 2000).
La malattia oncologica non è semplicemente un evento di vita “critico” che apre ad uno stato di “crisi” e richiede perciò un’attivazione alla mobilitazione di risorse biopsicosociali, ma è in realtà un evento con forte rischio di traumatizzazione e ritraumatizzazione (es. recidive, controlli, ecc), che produce in sé una minaccia alla propria vita, alla qualità della vita e all’integrità psicofisica della propria persona o di altri, come i familiari (traumatizzazione vicaria), evoca nel paziente un “vissuto di minaccia” ed un opprimente senso di vulnerabilità o perdita di controllo, senso di impotenza; si riscontrano inoltre reazioni emotive particolarmente forti con elevati arousal, evitamenti nella condotte quotidiane, pensieri intrusivi che interferiscono con le capacità normali di funzionamento.
Qualunque sia la diagnosi, la prognosi, la risposta alle terapie, non esistono tumori di scarsa rilevanza; il cancro rappresenta sempre una prova esistenziale sconvolgente.
Il sostegno psicologico si rivela pertanto un elemento costitutivo del trattamento del paziente oncologico e rientra nelle responsabilità di ciascuna figura terapeutica: del medico di medicina generale, del medico oncologo, dell’infermiere, dello psicologo e di tutta l’equipè curante nel suo complesso.
Una realtà italiana: il Servizio di Psiconcologia del Nuovo Ospedale di Prato
Il Servizio di Psiconcologia del Nuovo Ospedale di Prato è formalmente riconosciuto nell’ambito del Dipartimento Oncologico e, oltre a rispondere a parametri standard di qualità, risulta sinergico e parte integrante della cura dei tumori. La consulenza con lo psiconcologo è rivolta alle persone che vivono una sensazione di disagio emotivo. Il colloquio psicologico è un aiuto per accettare e comprendere le normali reazioni da stress.
Il servizio di psiconcologia intende porsi come ponte di collegamento tra cure mediche e presa in carico della sofferenza psichica ed è pensato come parte integrante del percorso assistenziale del paziente e della famiglia.
Il Servizio, infatti, offre uno spazio di accoglienza e di disponibilità all’ascolto all’interno del contesto di cura, avendo come impegno principale quello di supportare le necessità psicologiche del paziente e dei suoi familiari in tutte le fasi della malattia, dalla comunicazione della diagnosi alla guarigione o all’exitus, sia durante il ricovero ordinario e il day hospital che nel percorso ambulatoriale, fino alla chiusura del follow-up.
Durante il colloquio psicologico il paziente è sostenuto nella gestione delle difficoltà emotive e nel processo di recupero delle risorse per fare fronte alla malattia in maniera attiva e positiva.
In sintesi, in linea con la letteratura nazionale ed internazionale, gli obiettivi del supporto psicologico in oncologia sono:
All’interno del Servizio i trattamenti psicologici seguono linee guida e protocolli terapeutici ma sono sempre individualizzati; ogni paziente ha uno specifico vissuto personale e presenta bisogni diversi in base alla fase del percorso assistenziale in cui si trova al momento della consultazione.
I colloqui psicologici, che ammontano a più di 1000 all’anno (l’ultimo dato disponibile ne indica, più precisamente, 1420 solo nel corso del 2013), possono essere individuali, di coppia e/o familiari.
In presenza di un disagio o di una sintomatologia psicologica specifica, la psicoterapia individuale aiuta il paziente a comprendere e conoscere la propria condizione e ad identificare modalità di pensiero e comportamentali utili ad affrontare in modo efficace le situazioni critiche; si tratta di un percorso conoscitivo che, oltre ad aumentare la consapevolezza di sé, permette di rafforzare l’autostima, riscoprire e potenziare le risorse personali, ridefinire le priorità ed agevolare il cambiamento.
La malattia oncologica può influenzare negativamente anche la relazione con il partner. Lo scopo della consulenza di coppia è quello di comprendere i pensieri e i vissuti di entrambi i partner al fine di attivare le risorse idonee alla gestione delle difficoltà pratiche ed emotive.
La malattia di un familiare ha sempre ripercussioni su tutto il suo sistema relazionale di appartenenza: il colloquio psicologico con la famiglia è orientato a favorire l’adattamento alla malattia e, conseguentemente, a migliorare la qualità di vita dei componenti dell’intera famiglia.
Per accedere al servizio basta rivolgersi al proprio medico oncologo di riferimento o al personale infermieristico che provvederanno a fissare una prima consulenza psicologica.
Si tratta di un servizio in crescita, basti pensare che da metà 2014 è stato esteso anche al personale infermieristico; la malattia neoplastica, nella sua complessità di approccio, può infatti generare negli operatori sanitari la necessità di un supporto psicologico
Le prospettive non si arrestano: oltre all’attività strettamente clinica svolta nei confronti dei pazienti, dei familiari e del personale infermieristico, il prossimo obiettivo del Servizio di Psiconcologia dell’U.O. di Oncologia Medica del Nuovo Ospedale di Prato sarà quello di potenziare il collegamento con i Medici di Medicina Generale durante tutte le fasi del percorso assistenziale. Il medico di medicina generale, o come amano definirlo i pazienti “medico di famiglia” ha, infatti, un ruolo importantissimo durante tutto l’iter clinico; rappresenta, e lo è, il medico di fiducia che da sempre conosce il paziente, la sua famiglia, la sua storia. Il paziente sente di potersi sfogare col proprio medico che spesso diviene un confidente, un punto di riferimento al quale si può serenamente rivolgere tutte quelle domande che davanti all’oncologo, al chirurgo, al radioterapista, magari non si è stati in grado di porre. Intraprendere e rafforzare questa collaborazione potrebbe rivelarsi una fruttuosa strada per incrementare la Qualità della Cura e, parimenti, la Qualità di Vita delle persone che si scontrano con un duro ostacolo come la malattia oncologica.
BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association. (2000). Diagnostic and statistical
manual of mental disorders (4th ed., text rev.). Washington, DC: Author
Faretta E. (2010 Maggio) - EMDR e psicoterapia oncologica. Paper presentato al convegno “Quando l’imprevisto entra nella nostra vita: il Trauma”. Organizzato da Sipo, Brescia
Guarino A., Ravenna A.R., (1992). Problematiche psicologiche nel malato oncologico: confronto tra modelli di intervento psicologico.
“Psiconcologia: percorsi, strumenti, prospettive di ricerca”. Istituto Toscano Tumori, Giunti OS, 2010
Grassi, Biondi, Costantini. “Manuale pratico di psiconcologia”, Il Pensiero Scientifico Editore, 2003
Bellani, Morasso, Amadori, Orrù, Grassi, Casali, Bruzzi. “Psiconcologia”, Masson, 2002
Ministero della Salute, Piano Oncologico Nazionale 2010-2012